Anatomie: storia culturale del corpo umano

9788817065429_0_0_300_75Titolo: Anatomie, storia culturale del corpo umano 
Autore: Hugh Aldersey-Williams
Anno: 2013
Pagine: 490
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Gli sconti occasionali sui vari siti di book commerce sono una cosa eccezionale, non solo per l’enorme risparmio ma anche perché compriamo dei libri che normalmente non desterebbero la nostra attenzione o quantomeno libri che non noteremmo se non fosse per l’incredibile prezzo. Il titolo di questo libro ha subito suscitato la mia attenzione. Un’esegesi riguardante il corpo umano, non dal solito punto di vista biologico o psicologico, ma da un punto di vista culturale? Interessante. Che idea abbiamo del nostro corpo? Quali sensazioni suscita? Disgusto, meraviglia, insicurezza sono alcune delle reazioni. Questo libro si propone di analizzare molte parti del corpo e spiegarne la correlazione con la nostra cultura, l’atteggiamento che abbiamo verso di essi, con vari richiami ad opere letterarie e artistiche, fantascientifiche o meno, che trattano l’argomento (i riferimento bibliografici occupano infatti ben 27 pagine). Molte persone commentano dicendo che da un libro che si intitola “Anatomie” si aspettavano qualcosa di più scientifico. Nel titolo, un po’ più in piccolo, l’argomento è chiaramente esplicato: “Storia culturale del corpo umano”. Sembra un argomento molto astratto e poco “quotidiano”, in realtà riguarda interrogativi e preconcetti che da secoli l’umanità si pone: “Perché presso diverse culture è il fegato, e non il cuore, la sede della vita spirituale e affettiva dell’uomo? Possiamo non essere “legalmente” proprietari del nostro corpo? Monna Lisa non ha le sopracciglia e noi non lo notiamo: com’è possibile?“. Anche il linguaggio è alla portata di tutti, e di ciò ci informa l’autore stesso all’inizio del libro, dicendoci che ha intenzione di utilizzare un gergo semplice (nonostante il campo medico utilizza sempre un lessico molto astruso) non rinunciando però al rigore dovuto a un argomento scientifico.

Il libro è suddiviso in capitoli, ognuno dei quali tratta in modo specifico una parte del corpo umano. Ma prima di ciò l’autore si chiede se sia giusto dire che l’uomo è composto da parti, da organi distinti, o se sia impossibile affermarlo, dato che queste parti sono così interconnesse e interdipendenti che spesso ci viene difficile distinguerle in modo netto. La suddivisione in parti facilita soltanto la lettura e la trattazione, non necessariamente rispecchia il modo in cui l’autore concepisce il corpo umano.

Un particolare cenno alla marea di spunti di riflessione che ci offre questo libro, morali, religiosi e personali, che secondo me sono azzeccatissimi per il periodo in cui viviamo ma soprattutto per il futuro. Pensate alla velocità con la quale la tecnologia si evolve, e ai problemi morali che dovremo affrontare in un tempo non molto lontano: e se l’uomo potesse vivere per sempre? E se i robot diventassero “troppo umani”? Cosa succederebbe in questi casi? Questo libro è un buon mezzo per abituarci a pensare al nostro incredibile futuro, ma è anche un invito ad avere a cuore il nostro corpo, che volenti o nolenti sarà la nostra casa per tutta la vita.

“Pensiamo di amare l’idea di essere capaci di tutto, ma di fatto preferiremmo non dover testare la nostra capacità di sopportare il dolore. Pensiamo che ci piacerebbe vivere più a lungo; ma non è che, più semplicemente, preferiremmo non dover morire? ”

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